Oggi visiteremo altri villaggi della Valle Sacra degli Incas e precisamente: Pisac, Urubamba e
Ollantaytambo e da qui, con il treno, raggiungeremo Aguas Calientes ove domani visiteremo il famoso Machu Picchu.
Questo sito archeologico è un impressionante concentrato di meravigliose testimonianze delle capacità architettoniche
ed ingegneristiche incaiche: torri di avvistamento, templi, quartieri urbani, terrazzamenti per le coltivazioni, il tutto adagiato, o meglio arroccato sui fianchi delle montagne.
È la “porta d’ingresso” alla Valle Sacra, ovvero è il primo paese che si trova scendendo da Cusco, a 33
km circa dal capoluogo, molto vicino al fiume Vilcanota.
Il nome Pisaq è una parola quechua, ed è un nome proprio, senza traduzione equivalente in altre lingue. Alcuni invece sostengono che sia una deformazione di
“p’isaqa”, uccello simile alla pernice che abbonda nella
zona; si sostiene, inoltre, che la cittadina stessa avesse la forma di una pernice (o un volatile simile) accovacciata.
Questo parco archeologico si trova in
una spettacolare posizione dominante su tutta la vallata, formato da veri e propri quartieri distinti e da un centro cerimoniale completo, conosciuto come Intihuatana.
Inoltre, un centro di notevole interesse è il cimitero pre-ispanico.
L’ingresso avviene nella parte alta e più lontana (rispetto al paese di Pisac) del sito, ovvero da quello che era il quartiere inca di
Qanchisraquay.
In realtà, sono andati persi quasi tutti i nomi originali dei diversi settori di Pisaq; quelli attuali, sono stati attribuiti dalla tradizione, dagli storici e
dagli archeologi e probabilmente in alcuni casi non rispecchiano realmente la loro natura o funzione. Per questo sito, poi, non ci sono documenti o cronache che ne parlino. “Qanchisraqay” (“qanchis” significa sette, e “raqay” recinto) si trova al di fuori della cittadella vera e propria, ed è
costituita da varie costruzioni in pietra non levigata ed originariamente ricoperte con uno stucco di argilla, che presentano alcuni strumenti di uso quotidiano, come ad esempio dei mortai, ed un
acquedotto. Probabilmente erano abitazioni destinate ai lavoratori del meraviglioso sistema di terrazzamenti sottostante.
Le tombe sul fianco della montagna
La prossima sosta è a Ollantaytambo, cittadella fortificata situata in posizione strategica per il controllo della
capitale, Cusco, e delle vie d’accesso alla foresta amazzonica, ma è anche centro religioso e agricolo di cui sono rimaste testimonianze architettoniche di straordinario interesse.
Autentico villaggio che conserva ancora molto dell’epoca Inca.
Un affascinante villaggio Inca a poca distanza da Cusco, l’ombelico del mondo. Ollantaytambo è una piccola cittadina nel cuore della Valle Sacra, a circa 60
chilometri da Cusco. È celebre per le antiche rovine situate a pochi chilometri dal centro, considerate all’unanimità un capolavoro di architettura Inca. Secondo le fonti, le origini della città
risalgono al 1440 dopo Cristo. Secondo alcuni archeologici, tuttavia, alcuni reperti ritrovati nell’area sarebbero datati a ben 12.000 anni fa.
Uno dei più straordinari e sorprendenti parchi archeologici del Perù, in cui emergono tutte le capacità
ingegneristiche ed architettoniche degli Inca, lasciando i turisti a bocca aperta.
Si tratta di una cittadella fortificata situata in posizione strategica per il controllo della capitale, Cusco, e
delle vie di penetrazione alla foresta, ma allo stesso tempo è stata anche un centro religioso ed agricolo, di cui ci sono rimaste testimonianze architettoniche di straordinario interesse.
Risulta essere uno dei più peculiari e sorprendenti parchi archeologici del Perù moderno, grazie alla molteplicità dei tipi archeologici che presenta e alla singolarità di ognuno di essi.
Presenta sia una zona “nobile” che una zona destinata alle abitazioni più umili, dove ancora oggi vivono intere famiglie raccolte intorno ad un patio centrale. Non si è ancora trovata spiegazione
alle tecniche di costruzione impiegate nell’edificazione dei suoi enormi muri, eretti utilizzando rocce megalitiche a forma di poliedri irregolari. Ogni pietra lavorata è un’opera d’arte
indipendente rispetto alle altre, con lati, angoli e volumi diversi.
Entrando al paese vero e proprio, si vedono alcuni terrazzamenti, ora abbandonati, i cui canali di irrigazione
realizzati in pietra si estendevano per Chilometri.
L’ingresso alla cittadella avveniva attraverso una porta, denominata “Llaqta Punku”
(porta del popolo), parte di una muraglia difensiva oggi distrutta.
Resti archeologici sulle montagne attorno al sito
Nella parte orientale della cittadella si trova la montagna “Pinkuylluna”, dove si scorge chiaramente una imponente costruzione, che secondo
le ricostruzioni più attendibili fungeva da “qolqa” o
deposito collettivo. L’ubicazione insolita ed inaccessibile si giustifica con una maggiore protezione dei prodotti contenuti. Spaziando con lo sguardo, si possono intravvedere diversi altri punti
d’osservazione per il controllo delle valli, disseminati in tutte le montagne circostanti.