Dal Castello Estense al centro di Ferrara
Palazzo Municipale
Torre dell'Orologio
Piazza del Duomo
Il Duomo
parte esterna
La cattedrale di Ferrara nella sua forma attuale è costituita da una stratificazione di interventi. Eretta a partire dal 1135, del periodo romanico conserva il lato destro e la parte bassa della facciata. Alla metà del XIII secolo risale la parte alta della facciata, al rinascimento l'abside ed il campanile, al XVIII secolo tutta la struttura intermedia che nulla mantiene dell'originale.
Nel novembre del 1959 papa Giovanni XXIII l'ha elevata alla dignità di basilica minore.
Sul lato sud, vi è il campanile rinascimentale in laterizio e rivestito in pietra calcarea (bianco e rosso di Verona); le colonne ai lati nord e sud sono in calcare grigio di Noriglio, la zoccolatura delle colonne è in pietra d'Istria, i capitelli delle colonne sono in pietra di prun e alcuni stemmi nei lati sud e ovest sono in pietra tenera di Vicenza. Il campanile, il cui progetto è attribuito a Leon Battista Alberti, venne realizzato nel 1451-1493 e ultimato, nella forma attuale, alla fine del XVI secolo. Il campanile non è del tutto bilanciato, poiché il terreno è costituito da sabbia, perciò un ulteriore peso del tetto lo avrebbe fatto crollare.
Interno del Duomo
Museo della Cattedrale
Basilica di San Francesco
Fondata dai Francescani fin dagli anni in cui il santo fondatore era in vita, la comunità ricevette favori e benefici da parte di molte famiglie influenti e ricche, ed in particolare dagli Estensi.
Venne elevata alla dignità di basilica minore nel dicembre 1956 da papa Pio XII.
Fu eretta nel 1494 su un edificio preesistente, dei francescani e che era stato utilizzato sino all'inizio del XV secolo come mausoleo della casata degli Este, prima che Niccolò III d'Este decidesse la costruzione della chiesa di Santa Maria degli Angeli.
La facciata e il corpo basilicale presentano linee tipicamente rinascimentali, con le volute, ispirate a Leon Battista Alberti, e le lesene in marmo che spiccano sul cotto delle pareti.
L'interno a tre navate ha una pianta a croce latina e otto cappelle per lato.
Il trittico dietro l'altare maggiore raffigura la Resurrezione, Ascensione e Deposizione di Domenico Mona (1580-1583).
Museo della Casa Romei
Casa Romei fu costruita dal mercante Giovanni Romei circa alla metà del XV secolo e fu ingrandita e abbellita in occasione delle sue nozze con Polissena d'Este.
Il cortile dai modi tardogotici e le decorazioni fiorite, la Sala delle Sibille e dei Profeti, i soffitti lignei e le volte affrescate e l’"Alcova"; costituiscono un corpus artistico unico a Ferrara.
Posteriori le grottesche che ornano le Sale al primo piano (XVI secolo), quando la casa faceva parte del complesso conventuale del Corpus Domini.
Acquisita al demanio dello Stato nel 1898, Casa Romei divenne un vero e proprio Museo nel 1953, accogliendo raccolte di affreschi staccati, sculture e decorazioni provenienti da molti edifici cittadini distrutti o irrimediabilmente modificati. Al valore straordinario ed esemplare dell’architettura e dei suoi apparati si affianca pertanto l’interesse delle raccolte d’arte in essa ospitata. I nomi di importanti artisti come Donatello, Francesco Dal Cossa, Gregorio di Lorenzo, Bastianino, Alfonso Lombardi, riecheggiano nelle sale del Museo e contribuiscono ad aumentare il fascino di un sito unico ed eccezionalmente affascinante.
Al pian terreno le sale sono decorate in stile gotico e vi è collocato un piccolo lapidario. La "Sala delle Sibille" mostra le profetesse affrescate alle pareti, ciascuna con cartigli di profezie in mano che corrono attorno, sullo sfondo di una siepe verde. Notevole è anche il camino.
Al piano nobile l'appartamento cinquecentesco è finemente decorato e presenta mobilio antico. Questa parte del palazzo fu trasformata dal cardinale Ippolito II d'Este, infatti il suo simbolo, un'aquila bianca, è ripetuto più volte nel salone d'onore. Lo studio di Giovanni Romei ha il soffitto a cassettoni, decorati al centro da disegni su carta applicati, secondo un'usanza allora diffusa ed oggi sopravvissuta in rari esemplari.
Madonna con il Bambino. Databile al XV secolo (1460 ca.?), questo bassorilievo in gesso policromo, dall’analisi dell’esecuzione tecnica e stilistica è stato attribuito di recente a Donatello e bottega, anche grazie alla straordinaria qualità dei volti. Nel bassorilievo di forma rettangolare è raffigurata la Madonna di profilo, chinata verso il Bambino avvolto nel manto azzurro della Madre.
l cortile, con le caratteristiche baldresche. Per baldresca si intende un elemento architettonico della tradizione medievale. In particolare, si tratta di una mensola con funzione di sostegno, ad esempio di una loggia rialzata
Palazzina Marfisa d'Este
La Palazzina di Marfisa d'Este è un palazzo storico di Ferrara, tra i migliori esempi cittadini di residenza signorile del XVI secolo. Venne costruita a partire dal 1559 come parte di un vasto complesso di edifici in un'area adibita in parte a giardini. Questo complesso, proprietà di Francesco d'Este, passò in eredità alla figlia Marfisa, sposata prima con Alfonsino d'Este e poi con Alderano Cybo-Malaspina. Marfisa visse qui fino alla sua morte, rifiutandosi di lasciare la città anche dopo la devoluzione di Ferrara allo Stato Pontificio, quando la famiglia estense si trasferì a Modena. Tra il 1910 e il 1915 la palazzina venne restaurata e anni dopo, nel 1938, divenne sede museale
Chiesa di San Girolamo
La chiesa venne ricostruita tra il 1703 e il 1712 su progetto di Giulio Panizza per incarico dei padri carmelitani scalzi che vi erano arrivati nel 1658 per decreto di Papa Clemente X, prendendo il posto dei gesuati e vi rimasero sino al periodo napoleonico quando molti istituti religiosi vennero soppressi e vi ritornarono solo nel 1821
Palazzo Schifanoia
Il palazzo è stato costruito nel 1385 ed il nome scelto (letteralmente: schifare la noia) intendeva sottolineare la sua funzione presso la corte estense, cioè di edificio destinato al riposo ed allo svago.
Il palazzo venne eretto per Alberto V d'Este nel 1385. Borso d'Este lo trasformò e lo fece ampliare. L'occasione per commissionare il ciclo di affreschi nel palazzo si ebbe quando, nel 1452, Borso ricevette il titolo di duca per i feudi imperiali di Modena e Reggio Emilia dall'imperatore Federico III e nel 1471, papa Paolo II lo nominò primo duca di Ferrara. Le opere pittoriche commissionate avevano lo scopo di celebrare il buon governo e la grandezza del duca. In seguito, a Biagio Rossetti, Ercole I d'Este commissionò un ulteriore ampliamento del palazzo.
Il palazzo è stato costruito nel 1385 ed il nome scelto (letteralmente: schifare la noia) intendeva sottolineare la sua funzione presso la corte estense, cioè di edificio destinato al riposo ed allo svago.
Il palazzo venne eretto per Alberto V d'Este nel 1385. Borso d'Este lo trasformò e lo fece ampliare. L'occasione per commissionare il ciclo di affreschi nel palazzo si ebbe quando, nel 1452, Borso ricevette il titolo di duca per i feudi imperiali di Modena e Reggio Emilia dall'imperatore Federico III e nel 1471, papa Paolo II lo nominò primo duca di Ferrara. Le opere pittoriche commissionate avevano lo scopo di celebrare il buon governo e la grandezza del duca. In seguito, a Biagio Rossetti, Ercole I d'Este commissionò un ulteriore ampliamento del palazzo.
Il palazzo è stato costruito nel 1385 ed il nome scelto (letteralmente: schifare la noia) intendeva sottolineare la sua funzione presso la corte estense, cioè di edificio destinato al riposo ed allo svago.
Il palazzo venne eretto per Alberto V d'Este nel 1385. Borso d'Este lo trasformò e lo fece ampliare. L'occasione per commissionare il ciclo di affreschi nel palazzo si ebbe quando, nel 1452, Borso ricevette il titolo di duca per i feudi imperiali di Modena e Reggio Emilia dall'imperatore Federico III e nel 1471, papa Paolo II lo nominò primo duca di Ferrara. Le opere pittoriche commissionate avevano lo scopo di celebrare il buon governo e la grandezza del duca. In seguito, a Biagio Rossetti, Ercole I d'Este commissionò un ulteriore ampliamento del palazzo.
Salone delle virtù
La preziosa Sala degli Stucchi detta anche delle Virtù. Nel contesto degli appartamenti privati, la sala possedeva un’importanza strategica essendo utilizzato da Borso come luogo di udienza e, al contempo, come anticamera degli spazi privati. Tale funzione deve aver consigliato la realizzazione di una decorazione sontuosa e di grande impatto, impostata su un soffitto a lacunari decorato da stucchi dorati contrassegnati dalla presenza delle imprese del duca..
Le pareti sono arricchite da un alto fregio, anch’esso in stucco dorato e policromo, che presenta diversi riquadri decorati da festoni, ghirlande e putti, con al centro lo scudo araldico estense (i gigli di Francia e l’aquila imperiale) e le imprese del duca come l’Unicorno, che allude alla purezza, il Paraduro, che ricorda le bonifiche delle campagna compiute da Borso, il Battesimo, simbolo di prudenza, il Fuoco, emblema della carità e dell’amore.
Fra questi riquadri sono collocate le Virtù rappresentate da eleganti figure femminili ad alto rilievo sedute su troni. Tra le virtù teologali (Fede, Speranza e Carità) – e quelle cardinali (Prudenza, Fortezza e Temperanza), svetta l’assenza tra quest’ultime della Giustizia. Tale mancanza ha fatto ipotizzare che la Giustizia venisse evocata dalla figura di Borso in persona, non a caso effigiato nell’atto di amministrarla nel mese di Marzo dell’adiacente Salone dei Mesi. Appare più verosimile però pensare che tale Virtù, centrale in un programma iconografico “di governo” come questo, fosse posta in una posizione preminente, ad esempio al di sopra del camino, andato distrutto a seguito degli usi impropri cui è stato sottoposto il Palazzo
Chiesa di S. Maria in Vado
Sul sito sin dal V secolo esisteva un capitello, probabilmente con l'immagine di Maria Vergine detta di San Luca. Pochi secoli dopo venne eretto un primo tempio per permettere ai fedeli di seguire le funzioni religiose senza doversi recare alla basilica che si trovava sulla sponda a sud del Po. Verso la fine del XV secolo fu necessario ricostruire la chiesa, che versava in cattive condizioni. Le direttive partirono da Ercole I d'Este e vennero chiamati all'opera Biagio Rossetti, Ercole de' Roberti e Bartolomeo Tristano. Il nuovo tempio, ormai trasformato in basilica, venne consacrato nel 1518 nel giorno dell'Annunciazione di Maria Vergine.
Nel giorno di Pasqua del 1171 fu sede di un miracolo eucaristico. Dall'ostia consacrata spezzata durante la funzione religiosa zampillò sangue che bagnò la volta che copriva l'altare. A questo miracolo si deve molta della fama della chiesa, che in origine aveva un aspetto molto più dimesso e si trovava in una zona ai margini dell'abitato. Il luogo divenne subito meta di pellegrinaggio e, su disposizione del duca Ercole I d'Este, l'architetto di corte Biagio Rossetti nel 1495 iniziò a progettare un suo restauro che inglobò ciò che era rimasto dell'antica chiesa di Santa Maria Anteriore e sulla quale aveva già lavorato l'architetto Alessandro Balbi.
L'interno è riccamente decorato ed è suddiviso in tre navate. La pianta comprende il transetto e l'abside.
Sull'altare maggiore si trova la pala raffigurante l'Annunciazione opera di Camillo Filippi, padre del Bastianino, datata non oltre il 1560.
Veduta del transetto destro con il Tempietto del miracolo eucaristico.
Monastero di S. Antonio in Polesine
Rotonda Foschini
Ferrara di Notte