Venosa
Venosa è un comune in provincia di Potenza che si trova nel territorio del Vulture, considerata tra i borghi più belli d’Italia. Alcuni studiosi la considerano la patria di Orazio.
La città fu fondata dai romani nell’anno 291 a.C. a controllo della valle dell’Ofanto, e della via Appia. Dopo la vittoria sui Sanniti dedicarono la città a Venere, divinità cara ai vinti.
La storia di questa città a partire da questa data è legata alla storia di Roma che la eleva a "Municipium" (città romana), estendendo il diritto di voto e di cittadinanza ai suoi abitanti.
Con l'apporto di nuovi coloni, Venosa acquisì un grande sviluppo, data anche la sua collocazione privilegiata nella Via Appia (una delle più importanti vie di comunicazione dell'antichità), che collegava Roma a Brindisi.
Con la caduta dell'Impero romano e il conseguente avvento dell'era medievale, Venosa fu soggetta a ripetute occupazioni da parte di popolazioni barbariche dal V secolo. Nel 476 gli Eruli di Odoacre invasero la cittadina mentre gli Ostrogoti, nel 493, la trasformarono in un centro amministrativo, politico ed economico, titolo in seguito conferito ad Acerenza. Tra il 570 e il 590, i Longobardi la elessero sede di gastaldato. Successivamente la città tornò in possesso dei Bizantini, che la inserirono nel Thema Langobardia. Furono costruite chiese e monasteri di rito bizantino: da segnalare, intorno al 980, il monastero di San Nicola di Morbano.
Questa sarebbe la casa di Orazio
Concattedrale di Sant'Andrea
Il Castello Aragonese
Il castello costruito dal duca Pirro del Balzo a partire del 1460 sullo schema del Castelnuovo di Napoli, circondato da fossato difensivo, con ponte levatoio all’ingresso e possenti torri cilindriche. Dalla seconda metà del XVI secolo il castello si trasforma in dimora signorile ad opera del principe Carlo Gesualdo, un prestigioso compositore di musiche sacre che volle ospitare al castello una scuola di diritto e di medicina, l’accademia dei Piacevoli e dei Rinascenti frequentata da poeti e letterati.
Il Parco archeologico
L'area archeologica racchiude i resti monumentali della colonia latina di Venusia (fondata nel 291 a. C.) dal periodo repubblicano all'età medievale.
Sono presenti grandi complessi pubblici, quale l'impianto termale realizzato nel I sec. d.C. e ristrutturato fino al III sec. d.C., i quartieri abitativi, tra cui una domus con mosaici, un isolato delimitato da due assi viari basolati e i resti perimetrali della prima basilica paleocristiana, che si caratterizza per la tricora con fonte battesimale esagonale.
Chiesa dell’Incompiuta
Iniziata dai benedettini con l’impiego di materiali di spoglio, in forme che richiamano lo stile monastico francese, è stata lasciata, però, “incompiuta”, da cui il nome.
Il progetto relativo a questo splendido esempio di architettura sacra, che avrebbe dovuto essere la “chiesa nuova”, risale al XII secolo, quando la “chiesa antica” della Santissima Trinità venne considerata non più in grado di ospitare il grande numero dei fedeli e si pensò, dunque, di ampliarla. L’ingresso è superato da un arco semicircolare ed evidenzia una lunetta decorata da una iscrizione a sua volta sormontata dal simbolo dell’Ordine dei Cavalieri di Malta: l’agnello con la croce.
L’Incompiuta è in continuità con i muri perimetrali, della chiesa vecchia, di cui mantiene l’asse e le dimensioni trasversali. Essa presenta inoltre un corpo longitudinale con cinque colonne con grandi capitelli corinzi e un pilastro polistilo all’incrocio con un ampio transetto sporgente e absidato, sul lato destro. Occorre far notare che a sinistra, invece, non sono mai state realizzate neanche le fondazioni del colonnato settentrionale.
Si può ammirare poi un coro molto profondo, circondato da un deambulatorio con cappelle radiali. Proprio in corrispondenza dell’attacco del transetto si può notare che sono inserite due torrette scalari. Non è stata mai realizzata la copertura.
Chiesa vecchia della SS. Trinità
Questa chiesta è stata costruita in età paleocristiana su un tempio pagano dedicato a Imene protettrice delle nozze.
L'ingresso della chiesa, in stile romanico, esibisce sul lato sinistro due sculture di leoni in pietra
Sulla soglia dell'edificio, si possono vedere varie sculture di civiltà eterogenee, perlopiù romane.
Qui la Colonna dell'Amicizia, opera romana sormontata da un capitello bizantino. La Colonna venne chiamata così perché dice la tradizione che girarvi intorno tenendosi per mano sia un presagio di eterna amicizia e per le giovani spose che si comprimano tra colonna e parete, un augurio di fecondità.
Sulla facciata dell'ingresso un affresco del XV secolo che raffigura San Cristoforo..
I resti della chiesa antica.
La tomba di Alberada di Buonalbergo (chiamata anche Aberada), moglie di Roberto il Guiscardo. La donna sposò Roberto nel 1053 ma venne da lui ripudiata per la principessa longobarda Sichelgaita di Salerno.
La chiesa antica
Altare posto a destra dell'Altare maggiore
Dipinti posti sulle colonne a sinistra della navata centrale
Dipinti posti sulle colonne a destra della navata centrale