La Chiesa di San Cristo
La chiesa del Santissimo Corpo di Cristo, nota anche come chiesa del Santo Corpo di Cristo o chiesa di San Cristo, è una chiesa di Brescia, situata lungo Via Giovanni Piamarta, sulla sommità della scalinata che, da Via Musei, conduce prima alla chiesa e poi al castello della città. Costruita nella seconda metà del Quattrocento, fa parte del vasto monastero annesso giunto intatto fino a noi, comprendente tre chiostri.
Completamente affrescata nel corso del Cinquecento da Benedetto da Marone e in seguito ampliata e arricchita da Pietro Maria Bagnadore, la chiesa è solitamente definita come la Cappella Sistina di Brescia, viste le affinità scenografiche con l'opera di Michelangelo nella Cappella Sistina romana. Chiesa e monastero sono oggi gestiti dai Padri Saveriani.
l cantiere della chiesa inizia nell' anno 1467 e si protrae fino al 1473, data della morte del conte Antonio Martinengo. San Cristo risente degli influssi del momento tra gotico e rinascimento, come tanti edifici bresciani della fine del '400, in questo clima di fervore costruttivo agevolato dalla Serenissima intenzionata a rimodernare la città con edifici in pietra dopo il lungo periodo di guerre con i Visconti, seguito da carestie e pestilenze. Dall' Archivio Segreto Vaticano si ha questa testimonianza: "Il monasterio di Noi PP. Gesuati di ST. Girolamo di Bressia situato dentro alle muraglie et cinto d' essa chiesa, fu fondato l' anno della comune salute 1467 il mese di novembre".
Orientata in senso nord-sud contrariamente al tradizionale est-ovest, ha le fondamenta absidali tre metri sotto il livello stradale della collina. Lo scopo di questa forte retrocessione è quello di avere più spazio sulla facciata per usufruire di un sagrato adeguato al termine della salita. La conformazione del luogo non si prestava alla tradizionale direzione est-ovest. Lo esigevano ragioni di visibilità dal basso e di prospettiva con la direttrice di via Piamarta-via Veronica Gambara della quale la facciata costituisce l'alto fondale di un effetto canocchiale con inizio in via Tosio. Non meno importanti le ragioni pastorali per un edificio di culto a servizio del popolo che con l'orientamento antico si sarebbe trovato con la facciata rivolta verso la scarpata collinare dietro il Capitolium, un evidente non senso.
La facciata in cotto di stile lombardo ha il tetto a capanna e il rosone in bianco botticino alternato al grigio sarnico. Sopra lo spiovente svettano tre pinnacoli in laterizio di gotica reminiscenza e subito sotto corre una colorata cornice di archetti trilobati in maiolica smaltata verde e gialla, provenienti dalle fornaci Martinengo di Orzinuovi, simili a quelli del chiostro grande del convento di Rodengo Saiano, di S. Agata e del Carmine. Secondo il Morassi (1939) la facciata doveva essere interamente intonacata e dipinta. Ai lati del portale sono scolpite due candelabre con un basamento a sostegno di tre livelli di putti musicanti, l' ultimo dei quali tiene un cartiglio con JHS simbolo di San Bernardino da Siena. Il portale è sormontato da un timpano triangolare ornato di due teste di leoncini in pietra bianca. Accoglie all' interno due affreschi sovrapposti che danno colore alla facciata, quello in basso, dentro un arco dentellato, rappresenta due angeli adoranti l' Ostia in ostensorio a torre, affresco della mano di Paolo da Caylina il Vecchio pittore presente anche all' interno della chiesa, mentre il soprastante assai più grande è a mala pena leggibile.
Il campanile è costruito nella parte inferiore con medolo, pietra del posto, zona Castello, e completato nella parte più alta nel XVI secolo in cotto. La parte terminale era a cuspide piramidale come nelle mappe antiche, ora si presenta nella forma squadrata della torre con cella campanaria. Il motivo decorativo delle mensole è un cordiglione in cotto che percorre gli spigoli della cella e degli archi, come appare a Rodengo o all' Annunziata di Rovato.
L' interno ad aula unica come tante chiese lombarde del '400 presenta il coro ad una campata a crociera con costoloni leggermente acuti. L'abside, munita di catino a cinque spicchi tardo gotici, si collega alla navata con un grandioso arco trionfale ogivale.
La novità sta nel soffitto della navata attraversato da una fitta rete di costoloni cordonati che partendo da sei peducci per lato s'intersecano a più riprese sullo sfondo di una volta a tutto sesto, creando degli archi acuti e spazi a losanghe destinati ad ospitare i dodici apostoli. "E' da sottolineare la stranezza di come un elemento gotico, il costolone cordonato, viene innestato tardivamente ( siamo verso il 1560 ) su una struttura che di gotico, nel senso corrente della regione lombardo-veneta, non ha mai avuto a che fare".
Riproduzione dei dipinti della parete sinistra, guardando il presbiterio, partendo dall'ingresso.
Sul lato sinistro dell'arco santo sono posti simmetricamente altri due affreschi, di pari dimensioni e di tema affine. In alto, incorniciata da finte architetture, si ha la Madonna in trono nell'atteggiamento della pietà, con Cristo morto sulle ginocchia, tra San Bartolomeo, a sinistra e il Beato Giovanni Colombini, fondatore dell'ordine dei Gesuati, a destra. opera di Girolamo da Brescia. Il Beato è rappresentato a mani giunte, con un'aureola dorata attorno al capo, vestito da una tunica bianca con mantello grigio. La cornice architettonica di sfondo, inoltre, è abbellita da un'Annunciazione raffigurata attraverso due finte statue ai lati del timpano. Chiude la serie dei quattro affreschi originali la Adorazione del Bambino di Paolo Caylina il Vecchio: alle figure di Maria e Giuseppe è affiancata a sinistra, fuori dalla scena centrale, l'immagine di San Pietro in veste di pellegrino, a ricordo dell'omonimo convento di San Pietro in Ripa che ancora esisteva alla fine del Quattrocento dietro il nuovo monastero dei Gesuati.
Presbiterio
Nel presbiterio, luogo della celebrazione eucaristica, tutti gli affreschi hanno un riferimento al mistero del Corpo e del Sangue di Cristo. Su entrambi i lati, nella parete sotto la volta, si hanno gli affreschi cinquecenteschi in larga parte completati da Vittorio Trainini all'inizio del Novecento, per rimediare alle vaste aree ormai cadute a causa dell'umidità risalente i muri (questa zona della chiesa è interrata di circa tre metri). A destra è posta la grande scena della Raccolta della manna nel deserto, sormontata nell'arco da Elia nel deserto soccorso dall'Angelo con pane e acqua. A sinistra si ha l'altro dipinto completato dal Trainini, l'Incontro di Abramo con Melchisedech, a sua volta sormontato dall'arco con Abramo che sacrifica Isacco, prefigurazione del sacrificio di Gesù. Nella volta a crociera, all'interno di una ricchissima cornice di angeli, festoni, ornamenti e particolari architettonici, sono rappresentati i Quattro Evangelisti, accompagnati come da tradizione dai propri simboli.
Nell'abside, infine, sono posti sulle pareti due affreschi, già deteriorati e poi strappati per salvarli dall'umidità, raffiguranti la Lavanda dei piedi a sinistra e l'Ultima cena a destra. Segue un fregio di stile medesimo a quello posto sotto la volta della chiesa, con putti e motivi vegetali, che fa da base agli affreschi nei sottarchi della volta a ombrello tardo-gotica. La lunetta centrale raffigura Gesù in croce tra Maria e Giovanni ed è preceduta dalle scene della Caduta e Crocifissione di Gesù e seguita da quelle con la Deposizione e Gesù viene riposto nella tomba. Nelle vele della volta sono posti quattro Angeli, mentre nella vela centrale, proprio sopra il Cristo crocifisso, è posto il Padre Eterno, nell'atto di allargare le braccia.
Sulla destra dell'arco santo, all'interno di un'elaborata cornice architettonica, è posta una Madonna in trono con il Bambino fra i Santi Rocco e Cristoforo, attribuibile a Paolo Caylina il Vecchio. La scelta dei due santi si giustifica perché San Rocco, con la sua presenza, riporta alla grave epidemia di peste che si ebbe in quegli anni, mentre San Cristoforo ricorda i pericoli che le popolazioni in viaggio, a quel tempo, dovevano affrontare. Al di sotto di questo dipinto si trova un altro affresco, più piccolo, raffigurante San Girolamo penitente e il Beato Giovanni Tavelli da Tossignano, opera attribuibile a Giovanni Maria da Brescia. In un deserto di rocce, con il fedele leone accanto, San Girolamo siede alla sinistra di un'alta croce sullo sfondo di un ampio paesaggio lacustre. Con la mano destra stringe una pietra al petto e con la sinistra mostra un cilicio di sassi, mentre a terra è posto un cappello cardinalizio, che rimanda alla sua qualifica di dottore della Chiesa. A destra della croce, simmetricamente, il Beato Giovanni Tavelli, rappresentato come ascetico vescovo con un'aureola dorata attorno al capo, prega in ginocchio, avvolto dalla divisa bianca con il mantello grigio (abito regolare dei Gesuati). Il nome del personaggio, redattore della Regola dei Gesuati, è ricordato in un'iscrizione soprastante.
Riproduzione dei dipinti della parete destra, partendo dal presbiterio.
La cappella dedicata alla Passione di Cristo
Due colonnine tortili e un arco spezzato fanno da cornice alla Grotta della Madonna di Lourdes.
Cappella della Natività
L'altare è decorato dalla pala della Natività da Pietro Maria Bagnadore, tempera grassa su tela, opera pregevole per la resa della luce irradiata dalla culla del Bambin Gesù, con notevoli rimandi all'arte del Correggio.
L'opera non dovette nascere appositamente per questo altare e, difatti, è datata al 1580 circa.
L'altare principale è imponente ed è completamente ricoperto da un finissimo intarsio di legno e madreperla. Sul tabernacolo, due cartigli recano il testo latino del Gloria e del Credo.
Completano il ciclo pittorico della cappella due tele alle pareti, chiuse in cornici di stucco: l'Adorazione dei Magi e la Circoncisione.
La volta della cupola laterale
Una cupola di copertura, poggiante su un alto cornicione e raccordata alla pianta quadrata tramite pennacchi su archi a tutto sesto. La luce entra dall'alto attraverso la lanterna cilindrica.
Sulla volta sono posizionati gli Apostoli. Tutte le figure sono accompagnate da un angelo recante il Libro della Parola di Dio, a significare l'annuncio secondo il mandato ricevuto: "Andate in tutto il mondo e predicate". A partire dall'arco santo troviamo, a destra, San Pietro con le chiavi, San Giacomo Minore con la spada, San Tommaso con la squadra, San Filippo con la croce, San Matteo tra due grandi libri del Vangelo, San Simone con la sega. A sinistra, sempre dall'arco santo, troviamo invece Sant'Andrea con la croce greca, San Giovanni con il calice avvelenato, San Giacomo Maggiore con la conchiglia, San Bartolomeo con il coltello, San Giuda Taddeo con l'alabarda (spesso identificato erroneamente con Simone), infine San Mattia con la scure. Al centro del gruppo degli Apostoli, nella losanga centrale, campeggia il grande trigramma di Cristo JHS, cioè Jesus Hominum Salvator, Gesù Salvatore degli uomini.
La Presentazione al Tempio di Maria
Affresco di Gesù tra i dottori di Lattanzio Gambara