Capitolium
In età romana Brescia – Brixia – era una delle città più importanti dell’Italia settentrionale, situata lungo la cosiddetta via Gallica, che collegava alcuni tra i più significativi centri di origine celtica a nord del Po, allo sbocco di vallate alpine di antico insediamento (la Valle Camonica e la Valle Trompia), tra il lago d’Iseo e il lago di Garda, e immediatamente a nord di una fertile ed estesa area di pianura, organizzata a partire dall’età augustea con imponenti lavori di organizzazione agraria (centuriazioni).
Nell'area archeologica situata al centro del tessuto urbano sono ancora visbili gli edifici più antichi e più signfiicativi della città: il santuario di età repubblicana (I secolo a.C.), il Capitolium (73 d.C.), il teatro (I-III secolo d.C.), il tratto del lastricato del decumano massimo, su cui insiste oggi via dei Musei. Oltre a questi edifici di età romana, fanno parte dell'area anche palazzi nobiliari di età medievale, rinscimentale e moderna, importanti e cresciuti direttamente sulle rovine antiche (palazzo Maggi Gambara e casa Pallaveri, entrambi di proprietà comunale).
Nel 1830, a seguito di scavi intrapresi in quest'area, nel Capitolium fu posta la sede del Museo Patrio, a inaugurare la vocazione museale di quest'area e la storia stessa dei musei di Brescia.
Nel 1998 è stato avviato un progetto organico di recupero dell'area archeologica volto a un completo recupero archeologico e architettonico, nella sua valorizzazione e nella completa e definitiva apertura alla fruizione pubblica. Così da restituire al pubblico la più importante porzione urbana della città di epoca antica e completare un percorso archeologico tra i più significativi e meglio conservati d'Italia, riconosciuto Patrimonio mondiale dell'umanità dall'Unesco nel 2011.
Il Capitolium era il tempio principale di ogni città romana ed era il simbolo stesso della cultura di Roma; in esso era attribuito il culto alla "Triade Capitolina" e cioè le principali divinità del pantheon latino: Giove, Giunone e Minerva. Nello spazio antistante si radunavano i fedeli per le principali cerimonie e venivano compiuti i sacrifici.
Oggi è possibile entrare nel tempio e vedere le parti originali della sua decorazione e dell'arredo delle grandi celle. Al suo interno si conservano ancora i pavimenti originali in lastre di marmi colorati disposte a formare motivi geometrici (opussectile) risalenti al I secolo d.C. Oltre agli altari in pietra di Botticino, ritrovati qui nell'Ottocento, sono stati disposti all'interno delle celle frammenti di statue di culto e di arredi.
I resti archeologici
Sotto casa Pallaveri e il tempio capitolino si trova l’edificio più straordinario di tutta l’area è il Santuario di età repubblicana (secondo quarto del I secolo a. C.). Un monumento conservato in modo sorprendente nel quale, a dispetto del tempo, sono sopravvissuti gli affreschi che decorano le pareti, i pavimenti a mosaico e alcuni arredi cultuali, caso speciale e unico in tutta l’Italia settentrionale.
Il Capitolium era il tempio principale di ogni città romana ed era dedicato al culto della “Triade Capitolina”, cioè le principali divinità del pantheon latino: Giove, Giunone e Minerva.
La Vittoria Alata
La grande novità che Brescia può vantare nel panorama culturale è un rinnovato sito museale: il Parco archeologico ospita, infatti, la Vittoria Alata, il capolavoro bronzeo restaurato dall'Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Data la rilevanza dell'intervento di restauro, mai condotto finora in modo così completo, la statua ha una nuova collocazione nella cella orientale del Capitolium, in un allestimento museale curato dall'architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg, concepito per esaltare le caratteristiche materiche e formali messe in risalto dalla complessa azione di restauro.
La Vittoria Alata torna così nel luogo del suo ritrovamento: nel 1826, durante gli scavi archeologici condotti nell'area del parco archeologico dai membri dell'Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Brescia, all'interno di due pareti dell'antico Capitolium, venne ritrovata insieme a sei teste imperiali e a centinaia di altri reperti in bronzo.
Teatro Romano
Dal 4 ottobre 2014 è aperto l'antico teatro, dopo una prima fase di lavori di ristrutturazione. Situato in una posizione elevata rispetto all’impianto urbano: lungo le pendici del colle Cidneo, a ridosso del Capitolium e del Foro, raggiungibile dal decumano massimo. L’impianto dell’edificio risale all’età augustea (fine I secolo a.C. – I secolo d.C.), ed è stato oggetto nei secoli di ampliamenti e arricchimenti, sino al rifacimento della decorazione architettonica della scena tra II e III secolo d. C. La cavea era costituita da robuste gallerie a semicerchio che servivano da sostruzione per le gradinate: le strutture murarie più alte, verso nord, vennero invece appoggiate direttamente alla roccia del colle. Un sistema di scale distribuite nelle gallerie anulari consentiva al pubblico di raggiungere dagli ingressi le tre diverse zone della cavea (dalla più bassa – ima – alla parte mediana e superiore – media e summa). Il frontescena del teatro (che si conserva nella forma databile tra II e III secolo d. C.) chiudeva la cavea verso sud ed era alto tanto quanto i gradini superiori (circa 30 metri); era costituito da tre piani con decorazioni architettoniche in marmi policromi (colonne con capitelli, archi, timpani, nicchie). In esso si aprivano i tre accessi in scena per gli attori: la valvaregia per il protagonista e le due laterali, hospitales. Davanti all’edificio scenico era il palcoscenico, del quale restano due file parallele di pilastrini in pietra che in origine dovevano sorreggerne la pavimentazione lignea. Il teatro venne utilizzato sino all’età tardoantica (fine IV-inizio V secolo d. C.). tra XI e XII secolo, la scena crollò, probabilmente a causa di un terremoto, e l’edificio divenne una cava a cielo aperto da cui venivano asportate pietre da costruzione. Nel XII secolo è documentato un suo utilizzo come tribunale per pubbliche udienze, ma lo stato di abbandono in cui versava e il dilavamento della terra dal colle ne determinarono il definitivo interro. dal XIII secolo nell'area, proprietà della nobile famiglia Maggi, è stata avviata la costruzione del Palazzo che ancora oggi insiste su parte dei resti dell'antico teatro. La famiglia Gambara, succedutasi nel XVI secolo ai Maggi nella proprietà, affrontò la ristrutturazione dell'edificio edificando un corpo di fabbrica sul lato sud, caratterizzato dagli affreschi delle facciate con ritratti di Cesari e trofei d'armi e lo scaloncino interno con soffitto decorato a stucco. L’attuale assetto del palazzo è il risultato di una serie di interventi di demolizione condotti a partire dal 1935, per liberare le sottostanti strutture del teatro e procedere quindi con indagini archeologiche. In seguito a tali lavori sono completamente scomparsi i recinti murari che delimitavano i giardini a gradoni, con le loro scalinate, le nicchie, i bugnati e gli orti.
Divenuto, in successione nel tempo, la sede della caserma dei Carabinieri, di una scuola elementare, del Comando dei Vigili Urbani e infine di una scuola media fino al 1959, il Palazzo da allora non è stato più utilizzato a causa delle precarie condizioni statiche in cui versava. In seguito alle ultime demolizioni di corpi di fabbrica tra il 1961 ed il 1973, è stato possibile scavare la scena, parte delle gradinate del teatro e, in corrispondenza dei vani interni, individuare parte del crollo del muro della scena e i livelli post classici, seguiti all’abbandono dell’edificio da spettacolo.