Pinacoteca Tosio - Martinengo
La Pinacoteca civica bresciana nacque ed ebbe inizialmente sede in palazzo Tosio, essendo formata dalle ricche collezioni di dipinti, sculture, stampe, disegni e objects d’art che nel 1832 il conte Paolo Tosio volle legare al Comune. Uomo di vasta cultura letteraria e poeta egli stesso, il conte Tosio ospitava nel suo palazzo un salotto assiduamente frequentato dai protagonisti della cultura bresciana del primo Ottocento. Nel suo testamento, redatto il 12 marzo 1832 e divenuto esecutivo dopo la morte della moglie Paolina, nel 1846, Paolo Tosio donò le sue collezioni d’arte e la sua biblioteca al Comune, “onde siano conservati perpetuamente in Brescia stessa a pubblico comodo”.
Nel 1851 la galleria Tosio fu aperta al pubblico, rispettando l’originaria disposizione delle opere d’arte e degli arredi di palazzo e registrando un progressivo incremento delle opere esposte, grazie soprattutto all’aggiunta di quadri donati o legati da collezionisti privati e di dipinti di proprietà comunale, incluse grandi pale provenienti da chiese demolite o soppresse.
Il continuo afflusso di opere determinò la necessità di aprire una seconda Pinacoteca: quando nel 1884 Francesco Leopardo Martinengo da Barco lasciò alla città il proprio grande palazzo, fu quindi possibile trovare una più razionale distribuzione per gli oltre 600 oggetti che affollavano le sale di palazzo Tosio. In palazzo Martinengo da Barco fu quindi aperta nel 1889, dopo imponenti lavori di adeguamento condotti dall’architetto Antonio Tagliaferri, la Pinacoteca Comunale Martinengo, costituita con le opere estranee al legato Tosio.
Nel 1903 l’amministrazione cittadina, spinta da ragioni di economia, decise la fusione delle due pinacoteche comunali in una sola, presso palazzo Martinengo da Barco. Dopo una complessa attività di riordino, Il 27 settembre 1914 la Pinacoteca Tosio Martinengo era definitivamente sistemata e veniva infine aperta al pubblico.
Il percorso espositivo prende avvio dal Trecento e affianca ai dipinti mirabili oggetti di arte decorativa. Attraverso testimonianze di assoluta fama come l’Angelo e il Redentore di Raffaello e l’Adorazione dei pastori di Lorenzo Lotto, si arriva al cuore della collezione, costituito dalla pittura bresciana del Rinascimento con Savoldo, Romanino e Moretto. Si manifesta qui una peculiare attenzione per la realtà, che arriva poi fino all’umanissima stagione dei “pitocchi” di Giacomo Ceruti. Il percorso si conclude con l’Ottocento di Canova e Hayez.
Paolo Veneziano
San Giovanni Battista, Santo Vescovo (Ambrogio?), Santo Vescovo (Agostino),San Paolo.
1340/1345 circa
Tempera su tavola
Deposito della Congregazione di Carità 1866
Pittore Bresciano (?)
San Giorgio e il Drago
1460/1465 circa
Tempera su tavola, oro e argento
Della chiesa di San Giorgio 1883
Parato (Posato a Cemmo?)
Polittico di Cemmo, Madonna con il Bambino e il committente Francesco da Parro tra i Santi Stefano. Ciro, Ludovico, Giovanni Evangelista, Michele, Apollonia, Giovanni Battista e Agata. 1447
Tempera su tavola trasferita su listellare
Deposito della Fondazione CAB 2018.
Tra i documenti più importanti del quattrocento bresciano, il polittico documenta un momento cruciale per la cultura pittorica cittadina, animata da artisti quali Gentile da Fabriano e Jacopo Bellini. L’opera caratterizzata a una calibrata eleganza rivela una matrice culturale complessa e aggiornata.
Polittico di San Nicola da Tolentino
Vincenzo Civerchio
Crema 1430- 1644 circa
San Rocco, San Nicola da Tolentino
Vincenzo Civerchio
Francesco Napoletano
1430 circa
San Sebastiano
Pittore Lombardo
Pietà
1496/1600 circa
Tempera e olio su tavola
Della Chiesa di San Bernardo 1876
Alessandro Maganza
Il Banchetto di Baldassarre 1585 circa
Olio su tela
Dalla Biblioteca Queriniana1913
Matthias Stom e bottega
1600/1652 circa
Incredulità di S. Tommaso
1630/1640 circa
Olio su Tela
Deposito da collezione privata 2010
Pittore Caravaggesco
Cristo risana il cieco nato
1630/1640 circa
Olio su tela
Acquisto 1865
Gli studi non hanno a tutt’oggi chiarito né l’attribuzione del dipinto, che oscilla tra diversi ambiti regionali italiani e il contesto caravaggesco, né la sua originaria collocazione da riferire al Duomo Vecchio di Brescia, la composizione essenziale e scarsa è rilevata dai forti contrasti di luce.
Simone Cantarini
Madonna del rosario
Giacomo Ceruti detto Pitocchietto
Milano (1698/1767)
Pastorello 1750/1754 circa
Olio su tela
Deposito dalla collezione privata 1994
Giacomo Cerruti detto Pinocchietto
Giacatori di Carte
Olio su tela
1720/1730
Giacomo Cerutti detto Pitocchietto (1733/1734)
Due Pitocchi – I due pitocchi siedono davanti a un muro spoglio e sbrecciato. La tragica condizione suggerita dall’abitazione è amplificata dalle vesti stracciate e sporche, dai piedi nudi. Uno dei due uomini che abbraccia con delicatezza un gattino, fissa l’osservatore con uno sguardo penetrante.
Francesco Paglia
Brescia (1636/1714)
Passione effimera
Francesco Paglia
Brescia (1636/1714)
Amore duraturo
Pieter Muller
Detto Cavaller tempesta
Paesaggio con pastori e arena di caccia del cervo.
Giorgio Duranti
olio su tela
1720/1730 circa
Antonio Cifrondi
Olio su tela 1717
Raffaello Sanzio
Moretto
Moretto
Stendardo delle Sante Croci
olio su tela
1520/1521
Romanino
Girolamo Romani
detto il Romanino
Cena in casa di Simone il Fariseo
1532/1533 circa
Floriano Ferramola
Vincenzo Foppa
Giovanni Girolamo Savoldo