Chiesa di Santa Corona

La chiesa, di fondazione domenicana, fu iniziata nel 1261 per accogliervi la reliquia della sacra spina, donata  da Luigi IX, re di Francia, al vescovo di Vicenza, Beato Bartolomeo da Breganze. La facciata della chiesa gotica risalente al 1260/1270 è stata restaurata da Luigi Toniato nel 1874 che ha apportato delle aggiunte.

La facciata con forma a capanna è stata realizzata in pietra e laterizio.

La parte centrale termina con un frontone sorretto da pilastri con capitelli a foglie di cardo. Sulla sommità vi sono archetti pensili sorretti da peducci in pietra e un'alta cornice.

 

L’interno gotico, con presbiterio realizzato da Lorenzo da Bologna nella seconda metà del XV secolo, ospita numerose e importanti opere pittoriche e scultoree. Tra queste, il capolavoro di Giovanni Bellini “Il Battesimo di Cristo”, collocato sull’altare Garzadori, opera attribuita a Rocco da Vicenza e l’”Adorazione dei Magi” di Paolo Veronese. Inoltre  la “Madonna delle stelle” di Lorenzo Veneziano e Marcello Fogolino, la grande pala della "Maddalena e Santi" di Bartolomeo Montagna, la “Madonna con Bambino e Santi” di Giambattista Pittoni. Nell’abside della chiesa, il notevole coro ligneo, intagliato e intarsiato, opera di Pier Antonio dell’Abate. Tra le decorazioni più antiche, gli affreschi di Michelino da Besozzo della Cappella Thiene, dei primi anni del Quattrocento, importante testimonianza del più aggiornato gotico internazionale.


La gestione della chiesa fu affidata ai frati Domenicani, studiosi e grandi predicatori,  che si distinsero nella lotta all’eresia. Nel 1303 S. Corona divenne sede del Tribunale dell’Inquisizione.

 

I Domenicani vi officiarono fino al 1810, quando i decreti napoleonici li costrinsero ad allontanarsi. 



L'interno a croce latina e a tre navate ha mantenuto le sue sembianze gotiche cistercensi (tranne nell'abside).

I pilastri che dividono le navate sono rotondi e con capitelli cubiformi.

 La navata centrale è illuminata da bifore a doppie colonnine.


Il presbiterio, ospita lo splendido Altare Maggiore riccamente impreziosito da intarsi policromi di marmi pregiati, di lapislazzuli, di coralli, cornioli, madreperle di marmo e madreperla. Datato 1670, porta la firma di Antonio Corbelli e dei suoi fratelli Benedetto e Francesco,  abili intarsiatori di pietre dure di origine fiorentina.

Originariamente la cappella era di forma rettangolare, ma nel 1478 si abbattè la parete di fondo per creare la nuova abside realizzata da Lorenzo da Bologna.

 

Per decorare questo capolavoro dell'intaglio sono stati usati il  marmo apuano, l'alabastro, la giada, lapislazzuli, il diaspro, l'agata, l'onice, il corallo, il serpentino, il verdone, il porfido, il rosso di Francia e l'africano.

 

L'altare è posto sopra tre gradini decorati con intarsi floreali, geometrici e con la raffigurazione di dieci animali che simboleggiano altrettante virtù, tra i quali il cane, simbolo dei domenicani.


Un arco rivestito di formelle in cotto precede l'alto e profondo presbiterio rettangolare con volta a botte.

Un secondo arco dà accesso al coro con abside poligonale a sette lati.

 

Le costolonature in cotto della volta ad ombrello si riuniscono nella chiave di volta dove vi è l'immagine di S. Domenico.



I tre grandi riquadri rappresentano, a partire da sinistra verso destra: la Resurrezione, l’Ultima Cena e l’Apparizione della Madonna a Vincenza Pasini sul Monte Berico. Nella cornice: Evangelisti, Dottori della Chiesa e Strumenti della Passione.

 

Nel registro superiore: Il Profeta Abacuc che, trasportato da un Angelo, porta pane e vino a Daniele nella fossa dei leoni.


Ultima Cena


Porta del tabernacolo (verso la navata): Cristo risorto




Resurrezione


Apparizione della Madonna a Vincenza Pasini sul Monte Berico


S.Caterina de' Ricci (a sinistra) - S. Caterina da Siena riceve le stigmate (a destra)


l Sacrificio di Isacco


S. Maria Egiziaca e S. Girolamo (Angelo Marinali - 1692)


Angeli musicanti


S. Sebastiano e S.Maria Maddalena (Angelo Marinali - 1692) e Cherubino sull'altare


Il contro altare

 

Sopra la cupoletta del tempietto è posto il Redentore.



Gesù nell'Orto di Getsemani






Nei tre riquadri della mensa rivolta verso il coro, partendo da sinistra verso destra: l’Ingresso a Vicenza del beato Bartolomeo con la reliquia, l’ Incoronazione di spine e  S. Luigi re di Francia dona la Sacra Spina a Bartolomeo da Breganze.

 

Nel registro superiore: Caduta della manna e Sacrificio di Abele.


Incoronazione di spine


Ingresso a Vicenza del beato Bartolomeo con la reliquia


S. Luigi re di Francia dona la Sacra Spina a Bartolomeo da Breganze


Sacrificio di Abele


Porta del tabernacolo (verso l'abside): Compianto sul Cristo morto


registro superiore: Caduta della manna


Le finestre dell'abside con vetrate neogotiche realizzate nel 1893 dall'Istituto Zettler di Monaco di Baviera.


il coro ligneo

Questi è attribuito a Pier Antonio degli Abati. Trattasi di un coro intarsiato con nature morte e paesaggi della quattrocentesca città di Vicenza (XV secolo).

 Leggio e bancone sono del 1544.



Cripta

Statue del Redentore, San Luigi e Beato Bartolomeo

La cripta è opera di Lorenzo da Bologna che la costruì contemporaneamente alla cappella maggiore che la sovrasta.

Vi si accede scendendo per due strette scale, che si trovano ai lati della gradinata del presbiterio; in quella di sinistra è murata la lapide della tomba di famiglia di Andrea Palladio.

 

Sull'altare vi sono le statue in pietra - di gusto neoclassico e probabilmente eseguite da Girolamo Pittoni intorno al 1530 - del Redentore al centro, affiancato da san Luigi IX re di Francia e dal beato Bartolomeo da Breganze.



Cappella della Sacra Spina




A sinistra della Cappella della Sacra Spina rappresentazione dell’incoronazione di spine del Cristo. Opera gi Giacomo Tentorello.



Cappella di S. Raimondo

Sull'altare (attribuito a Giambattista Albanese), dedicato a S.Raimondo di Penafort, si trova la pala Cristo benedicente tra la Madonna, Maria Maddalena e i Santi Luca Evangelista, Antonio Abate e Raimondo di Alessandro Maganza.



Sala del Capitolo

Lo scultore Giovanni Calvi ha realizzato il gruppo scultoreo posto sull'altare settecentesco: la Deposizione dalla Croce.

 

Accanto all'altare le statue di Santa Caterina da Siena (a destra della foto) e di S. Domenico (a sinistra).




Altare Garzadori.

Questo altare è dedicato a S. Giovanni Battista. E’ stato realizzato nel XVI secolo ed è attribuito a Rocco da Vicenza.

Fu Battista Graziano Garzadori, esponente della corporazione dei lanieri e conte palatino, che fece erigere questo altare per adempiere al voto fatto mentre si recava in Terra Santa di ritornare salvo in patria.

L'altare è decorato con marmi preziosi (porfido, serpentino) e pietre dure che si racconta lo stesso committente aveva riportato dal suo viaggio di pellegrinaggio in Oriente.

 

L'altare ospita il Battesimo di Cristo, un capolavoro di Giovanni Bellini. La figura del Padre Eterno è stata aggiunta da Gallo Lorenzi nell'Ottocento.




Altare di Santa Maria della Misericordia

Questo altare fu commissionata nel 1519 dalla Confraternita della Madonna della Misericordia.

L'altare realizzato in materiali preziosi è attribuito ad Antonio Scarpagnino con la collaborazione forse della bottega di Giovanni da Porlezza e Girolamo Pittoni.

Sembrano invece di cultura lombardesca gli elementi che figurano nella mensa.

La pala sopra l'altare detta Madonna delle Stelle è opera di Lorenzo Veneziano e di Marcello Fagolino.

 

Lorenzo Veneziano ha realizzato nel trecento la parte centrale con la figura della Madonna, mentre sono attribuiti a Marcello Fagolino la veduta di Vicenza e gli Angeli Musicanti.




Altare Monza o di Sant’Antonino da Firenze




Altare Porto Pagello o di Santa Maria Maddalena




Altare Nievo o della SS. Trinità

Un primo altare fu eretto da Fiordalisa Nievo nel 1426; quello attuale è invece cinquecentesco, prodotto in ambito veneziano o, più probabilmente, nella bottega di Pedemuro, che si stava affermando con una produzione di tipo classico.

 

Entro la nicchia, tra nuvole che sembrano ribollire, in candido marmo di Carrara è rappresentata la Trinità, con le figure disposte secondo il modello iconografico che va sotto il nome di "Trono di Grazia", in cui il Padre, dalla cui spalla scende la colomba dello Spirito Santo, solleva in alto il Figlio crocifisso tra angeli e cherubini tripudianti. Il gruppo è attribuito a Giambattista Krone, scultore seicentesco di cui non si conoscono ulteriori opere, se non le tre statue oggi nella lunetta sopra la porta laterale della chiesa dei Carmini



Cappella Thiene o dei santi Pietro e Paolo