Anandpur Sahib
Siamo ad Anandpur Sahib.
Questa città è situata sui contrafforti inferiori dell'Himalaya e circondata da un pittoresco scenario naturale, è nota anche come "la città santa della beatitudine". È una città santa dei Sikh ed è uno dei luoghi sacri più importanti, strettamente legato alle loro tradizioni religiose ed alla loro storia. Anandpur Sahib fu fondata nel 1665 dal nono Guru Sikh, Guru teg Bahadur sahib, vicino alle rovine di un antico luogo, Makhowal. Il 13 maggio 1665, Guru Tegh Bahadur si recò a Bilaspur per partecipare al lutto di Raja Dip Chand dello Stato di Bilaspur. La vedova Rani Champa di Bilaspur si offrì di dare al Guru un pezzo di terra nel suo Stato. Il Guru acquistò il terreno dietro pagamento di cinquecento rupie. Il terreno comprendeva i villaggi di Lodhipur, Mianpur e Sahota. Qui, sul tumulo di Makhowal, Guru costruì una nuova dimora. La costruzine cominciò il 19 giugno 1665. Il nuovo villaggio fu chiamato Chakk Nanaki, in onore della madre del Guru, Nanaki. In seguito il luogo divenne noto come Anandpur Sahib.
I Sikh
Il Sikhismo si sviluppa nel 1500 nella regione del Punjab che all’epoca comprendeva molte aree oggi divise tra Pakistan e India. Fondatore di questa religione è stato il Guru Nanak. Il Sikhismo si diffonde inizialmente in questa regione, attraversandola fino allo stabilirsi dei suoi seguaci ad Amritsar per fondare il Tempio d’Oro. Questo è ancora oggi il luogo più sacro del culto, meta di pellegrinaggi da ogni parte del mondo.
La geografia è molto importante nell’identità Sikh, data l’importanza della loro terra nelle vicende alla base della storia e della cultura della comunità. Questa coincide oggi con lo stato del Punjab, parte della Federazione Indiana, in cui i Sikh hanno un buon grado di autogoverno, rappresentando la maggioranza della popolazione e avendo la loro lingua riconosciuta come ufficiale.
La religione Sikh è un culto monoteista con al centro un dio eterno che incarna l’amore universale. Secondo i fedeli, la parola divina è stata rivelata dal Guru Nanak, fondatore del culto nato nel 1469 e dai nove guru che gli sono succeduti a capo della comunità. Gli insegnamenti di questi saggi sono alla base del Sikhismo e della sua filosofia. Nei testi sacri si trovano comunque anche gli scritti di antichi predicatori induisti e musulmani del Punjab, che hanno avuto un ruolo importante nel forgiare l’identità Sikh. Le tradizioni locali della regione hanno infatti influenzato molto la fede dei suoi abitanti, generando anche la corrente Bhakti dell’induismo e quella Chisti dell’islam sufi.
Alcuni tratti accomunano queste religioni diverse e sono alla base anche del Sikhismo. I più importanti sono lo spirito comunitario, il culto dei santi e dei maestri e soprattutto la superiorità del rapporto interiore con il divino. Nel Sikhismo quest’ultimo è un punto centrale, tanto che non ci sono ministri di culto o leader spirituali, ma solo individui ritenuti delle guide per via della loro autorevolezza guadagnata con lo studio e l’interpretazione degli insegnamenti dei guru.
La religione Sikh è infatti soprattutto una pratica di vita, fondata sul vivere secondo tre principi. Questi sono l’onestà e l’impegno nel lavoro e nei rapporti umani, la condivisione con gli altri di ciò che si ha e il vivere nella consapevolezza della divinità che permea l’esistenza. Il Sikhismo è quindi un culto fondato sulla ricerca spirituale interiore (la parola stessa significa “studente”) ma che si esplica in una vita retta, con il bilanciamento delle dimensioni terrena e spirituale come maggiore obiettivo.
L’universalismo è un punto cardine del culto Sikh, che ritiene tutto il creato emanazione diretta della divinità e per questo dotato di pari dignità. Questo principio e il forte senso di comunità del Sikhismo si esplicano nel ruolo paritario che uomini e donne hanno al suo interno e il rifiuto deciso di ogni tipo di discriminazione, oltre che attraverso il forte impegno sociale dei discepoli nei contesti sociali che abitano. Questo nella storia ha portato i Sikh a rifiutare le antiche tradizioni hindu come la poligamia e, soprattutto, il sistema delle caste.
Nei secoli i dominatori Moghul del Punjab hanno perseguitato il culto Sikh, spingendolo a sviluppare una forte epica guerriera, ormai decisamente attenuatasi. Per questo i Sikh osservanti dopo l’iniziazione portano sul corpo i 5 Khalsa, gli stessi simboli che secoli fa portavano i guerrieri che difesero la comunità dalla persecuzione religiosa. Questi sono:
Kara – un bracciale di acciaio.
Kaccha – un particolare indumento di cotone.
Kirpan – un pugnale con cui difendere se stessi e gli innocenti.
Kesh – capelli e barba mai tagliati o accorciati.
Kangha – un pettine di legno con cui raccoglierli.
Questi simboli oggi non sono più legati alla difesa militare della fede, ma simboleggiano gli altri valori del culto come la giustizia, l’altruismo e l’autocontrollo. Altri elementi distintivi dei fedeli Sikh sono l’uso del turbante o di un velo leggero, per ordinare i capelli lunghi e l’uso di cognomi distintivi. Tra i fedeli infatti gli uomini usano il cognome Singh (leone) e le donne quello Kaur (principessa), seguiti poi dal cognome di famiglia. Questi tradizionalmente furono assegnati loro dal guru Gobind Singh, per simboleggiare la rottura dei Sikh con il sistema delle caste.
Nella vita guidata dai principi religiosi è molto importante la moderazione, praticato con l’astensione da comportamenti dannosi per sè e per le altre parti del creato. Questo si riflette in alcune abitudini di consumo, come il rifiuto di prodotti frutto dell’uccisione degli animali (come la carne), oltre che di alcol, tabacco, droghe e in generale tutti gli intossicanti.
Il Festival Holla Muhalla
In questa città si svolge annualmente il festival Holla Mohalla, che presenta bancarelle di articoli vari, attività culturali della popolazione locale/scuole, sport rurali e alcune mostre sulla storia Sikh.
Holla Mohalla è un festival Sikh del Punjab che si svolge il primo del mese lunare di "chait", che di solito cade a marzo (Chait è il primo mese del calendario Nanakshahi, che regola le attività all'interno del Sikhismo). Questa festa, secondo una tradizione stabilita da Guru Gobind Singh, segue di un giorno la festa indù di Holi.
La Processione
La processione religiosa, seguita da una folla numerosissima, attraversa la città partendo da Keshgarh Sahib (il più importante del complesso di Santuari di questa città) ed è guidata dai Panj Pyara (i cinque amati) che reggono il Nishan Sahib (la bandiera del Sikhismo). Sono poi seguiti da un palanchino decorato (potrebbe essere un veicolo motorizzato) che trasporta il libro sacro dei Sikh, il Guru Granth Sahib ji. La processione si ferma presso alcuni Gurudwara (templi sikh) della città. Le esibizioni di Gatka (arti marziali sikh) all'ultimo Gurudwara segnano la cerimonia di chiusura del festival e della processione Hola Mohalla.
Trattasi di un grande evento festivo per i sikh di tutto il mondo.