I Musei Vaticani

I Musei Vaticani non si limitano ad accogliere le ricche collezioni di arte, archeologia ed etno-antropologia create dai Pontefici nel corso dei secoli, ma comprendono anche alcuni dei luoghi più esclusivi e artisticamente significativi dei Palazzi Apostolici come la cappella Sistina di Michelangelo e le stanze di Raffaello.

Il complesso museale del Vaticano, con 54 musei in totale e 70.000 opere, di cui solo 20.000 in mostra, si sviluppa su 1400 stanze, cappelle e gallerie, ed è custode di una straordinaria eredità di capolavori, bellezza e storia.

La costruzione del Vaticano è iniziata nel 1447 con il Papa Niccolò V che incaricò l'architetto Bernardo Rossellino di progettare la nuova Basilica di San Pietro e il pittore Fra Angelico di decorare la cappella Nicolina. Nel 1471, Sisto IV ordinò la costruzione di una nuova cappella, la Cappella Sistina, con decorazioni dipinte da artisti come Sandro Botticelli e Pietro Perugino, che più tardi, nel 1508, Michelangelo Buonarroti ridipinge per ordine di Giulio II.

I Musei Vaticani furono fondati da papa Giulio II nel 1506 e aperti al pubblico nel 1771 per volere di papa Clemente XIV.

 

Giulio II quando fu eletto Papa, nel 1503, trasferì la sua collezione nel Cortile Ottagono. Tra le opere troviamo l'Apollo del Belvedere, la Venere Felice, il Nilo, il fiume Tevere, l'Arianna Addormentata e il gruppo del Laocoonte e i suoi figli. Sono stati poi costruiti nuovi edifici collegati tramite gallerie a quelli già esistenti. Giulio II commissionò la decorazione delle stanze di Raffaello e della rampa elicoidale disegnata da Donato Bramante come accesso ai piani superiori dal giardino del Belvedere.


Nel 1740, Benedetto XIV riorganizzò le sale dei Musei Sacri e Profani e del Gabinetto delle Medaglie. Nel 1756, le opere d'arte e archeologiche scoperte da Johann Joachim Winckelmann incentivarono l’ esposizione pubblica delle collezioni del Vaticano. Clemente XIV e Pio VI proiettarono il Museo Pio Clementino e Pio VII e Antonio Canova fu incaricato dell’organizzazione del museo che porta il suo nome. Gregorio XVI nel 1837, inaugura il Museo Gregoriano Etrusco e due anni dopo fonda il Museo Gregoriano Egizio. Nel Palazzo del Laterano, è stato fondato nel 1844 il Museo Gregoriano Profano e dal 1870 è stata riorganizzata l'esposizione delle opere nella Chiesa cattolica. Più tardi, Pio XI fondò il Museo Missionario Etnologico e inaugurò la Pinacoteca esponendo dipinti rubati da Napoleone e restituiti dopo il Congresso di Vienna del 1815.

 

Nel 1970 sono state trasferite al Vaticano le antiche collezioni lateranensi, i Musei Gregoriano Profano e Pio Cristiano e nel 1973 il Museo Missionario Etnologico. La Collezione d'Arte Religiosa Moderna e il Museo delle Carrozze sono stati fondati nel 1973 durante il pontificato di Paolo VI. Dal 1989 al 2000 sono stati riorganizzati il Museo Gregoriano Egizio e il Gregoriano Etrusco ed è stato creato il Museo Storico.


Mappa dei Musei Vaticani

Il nostro percorso:

Entrati ci hanno diretti al Museo di Pio Clementino.


Il Museo Pio Clementino

 

fu voluto dai papi Clemente XIV (1769-1774) e Pio VI (1775-1799) per raccogliere i più importanti capolavori greci e romani custoditi in Vaticano.




Qui la saletta con una splendida tazza marmorea.



Siamo passati quindi al Cortile Ottagono, reso di tale forma da Clemente XIV nel 1772. Qui si trovano varie statue, fra quelle più note è il famoso gruppo del Laocoonte, copia romana del I secolo d.C. da originale greco bronzeo del II secolo a.C., opera di Hagesandros, Athanadoros e Polydoros, ritrovato a Roma sul colle Esquilino nel 1506, subito molto ammirato da Michelangelo, fu acquistato da Giulio II che lo fece collocare in Vaticano (la scultura rappresenta il sacerdote troiano Laocoonte che, per avere avvertito i suoi concittadini dell’inganno celato nel cavallo di legno, dono dei greci, fu condannato dall’ira di Atena a morire insieme ai suoi due figli, vittima di serpenti giunti dal mare).









La Sala degli Animali

 

che raccoglie statue di animali d’epoca romana liberamente e ampiamente restaurate alla fine del Settecento.


La Sala delle Muse,

 

in cui sono collocate statue di Muse e di poeti, tutte copie romane da originali greci. Al centro è il famoso Torso del Belvedere, originale del I secolo a.C., opera firmata dallo scultore ateniese Apollonio. Molto ammirata nel Rinascimento e nel Neoclassicismo, la statua mostra una muscolatura possente e vigorosa, perfettamente corrispondente agli ideali michelangioleschi. Recentemente la scultura è stata identificata con la figura dell’eroe greco Aiace che medita il suicidio.








La Sala a Croce Greca,

in cui spicca il mosaico centrale che rappresenta la Dea Athena della metà del  I secolo a. C.

La sala è stata progettata nelle sue linee architettoniche da Michelangelo Simonetti durante il pontificato di Pio VI Braschi (1775-1799.












Sala della Biga

In un ambiente della fine del Settecento è conservato il grande gruppo marmoreo romano della cassa di biga trainata da due cavalli: datata I secolo d.C., ha subìto un ampio restauro nel 1788.


Cortile della Pigna

Il Cortile della Pigna deve innanzitutto il nome all’enorme pigna di bronzo che occupa la nicchia nord del cortile. Si tratta di un’opera risalenti al II secolo e doveva essere posta presso le terme di Agrippa. Probabilmente come parte di una fontana. Tuttavia probabilmente la posizione della pigna mutò col passare dei secoli. Infatti successivamente doveva essere posto nel quadrilatero esterno antistante la basilica costantiniana, quella che poi sarebbe diventata la Basilica di San Pietro.

 

Sappiamo di questa informazione anche grazie al padre della lingua italiana, Dante! Dante ha citato la pigna in un famoso passo della Divina Commedia: “La faccia sua mi parea lunga e grossa
come la pina di San Pietro a Roma,
e a sua proporzione eran l’altre ossa”. Tuttavia la pigna è un simbolo che si ritrova spesso in architettura romana. La pigna rimanda ad un significato di immortalità e rinascita (Musei Vaticani.




Altro oggetto in questo cortile è una sfera circolare ma molto più recente della Pigna. Si tratta di una delle sfere circolari dell’artista Arnaldo Pomodoro. Interessante la dialettica tra queste due sculture, entrambe rotondeggianti ma appartenenti a diverse epoche storiche.

Questa scultura è una sfera circolare al cui interno si intravede un complesso meccanismo che ruota lentamente se mossa dal vento. L’autore così descrive la sua opera: nel mio lavoro vedo le crepe, le parti erose, il potenziale distruttivo che emerge dal nostro tempo di disillusione.

 

La sfera venne donata dallo artista al museo nel 1990.



 

Galleria dei Candelabri

 

Costruita nel 1761, era originariamente una loggia aperta e fu chiusa alla fine del 1700. I dipinti del soffitto sono del 1883-1887. Vi sono esposte statue romane, copie di originali greci del periodo ellenistico (III-I secolo a.C.) e, in corrispondenza delle arcate, grandi candelabri del II secolo d.C. provenienti da Otricoli.













Galleria degli Arazzi

 

Vi si trovano arazzi fiamminghi eseguiti a Bruxelles dalla bottega di Pieter Van Aelst al tempo di Clemente VII (1523-1534) su cartoni degli allievi di Raffaello. Furono esposti per la prima volta nella Cappella Sistina nel 1531, e allestiti per l’esposizione in questa Galleria nel 1838.



Galleria delle Carte Geografiche

 

Prende il nome dalle quaranta carte geografiche affrescate sulle pareti che raffigurano le regioni italiane e i possedimenti della Chiesa all’epoca di papa Gregorio XIII (1572-1585). Furono dipinte fra il 1580 e il 1585 sulla base di cartoni di Ignazio Danti, famoso geografo del tempo. Considerando come elemento divisorio l’Appennino, su di una parete sono raffigurate le regioni bagnate dai mari Ligure e Tirreno, sull’altra le regioni bagnate dall’Adriatico. Ogni carta regionale è corredata della pianta della città principale.